Aprire un’azienda in franchising, come abbiamo già visto, comporta una serie di vantaggi rispetto a chi avvia lo stesso tipo di attività in proprio. L’affiliato, ad esempio, può godere dell’esperienza e del know-how della casa madre, vendere i propri prodotti o servizi utilizzando un marchio già noto ed affermato, ottenere prezzi agevolati per l’approvvigionamento di merci e molti altri benefici.
Ma sotto l’aspetto economico la formula dell’affiliazione quanto è conveniente? Quali sono i costi legati all’apertura di un’attività di questo tipo? La risposta non è così semplice ed univoca in quanto ogni franchisor fissa dei propri requisiti finanziari per poter accedere alla rete.
Inoltre, durante la fase di pianificazione dei costi, per poter calcolare il break even point e l’effettiva redditività dell’azienda, sarà necessario quantificare oltre alle voci di spesa presenti all’interno del contratto di affiliazione, gli investimenti iniziali, i costi fissi legati alla gestione operativa e quelli variabili. Lo vediamo in dettaglio in questo articolo.
L’INVESTIMENTO INIZIALE
L’investimento iniziale è costituito da tutti quei costi necessari all’avvio dell’attività, tra i quali il diritto d’ingresso, le spese burocratiche ed amministrative legate all’acquisto di licenze ed autorizzazioni etc.
Per semplificare, riportiamo qui di seguito un elenco delle voci più comuni legate alla fase di start-up:
- consulenze legali, professionali e commerciali;
- realizzazione di indagini e studi di mercato;
- fee di ingresso;
- progettazione e ristrutturazione dei locali compresa la messa a norma degli impianti, l’allacciamento di utenze, l’acquisto di arredi, attrezzature ed il loro montaggio;
- caparra per l’affitto del locale;
- acquisto di licenze ed autorizzazioni;
- costi di costituzione dell’impresa;
- acquisto di veicoli aziendali;
- costi di formazione;
- eventuali altri investimenti.
COSTI FISSI DI GESTIONE
I costi fissi di gestione rappresentano tutte quelle spese che si dovranno sostenere indipendentemente dal volume d’affari come ad esempio la retribuzione dei dipendenti, l’affitto del locale etc.
Anche in questo caso, riportiamo una check list che potrebbe aiutare ad identificare quali sono:
- assicurazioni;
- retribuzione del personale;
- proprio reddito (se corrisposto in misura fissa);
- ricerca e formazione dei dipendenti;
- consulenza fiscale, amministrativa, commerciale;
- spese di marketing;
- affitto locale e manutenzioni;
- royalty (se corrisposte in misura fissa);
- trasporti;
- resi, invenduti, obsolescenza delle merci;
- altre spese corrisposte in misura fissa.
COSTI VARIABILI DI GESTIONE
Come abbiamo già accennato, bisognerà tener conto anche dei costi variabili, ovvero quelle spese relative alla gestione operativa dell’attività che variano in funzione della quantità di lavoro svolto.
Degli esempi di costi variabili sono:
- royalty (se calcolate in percentuale sul fatturato);
- personale occasionale per la realizzazione di specifiche iniziative;
- spese per spedizioni o trasporti di terzi (relativi al ritiro/consegna dei prodotti);
- consumi di utenze (telefono, energia);
- proprio reddito (se corrisposto in misura variabile).
ALTRI COSTI
Infine, bisognerà considerare anche i cosiddetti “costi nascosti”, ovvero quelle spese che, anche se non consistono in veri e propri costi, comportano comunque un esborso di denaro. È il caso di tasse ed imposte come l’Iva, oneri finanziari e quote di ammortamento sugli investimenti.
In conclusione, prima di avviare un’attività in franchising, è fondamentale eseguire un’accurata pianificazione dei costi, distinguendo tra investimenti iniziali, costi fissi e variabili. Questa operazione è necessaria in quanto permette di calcolare il fabbisogno finanziario dell’azienda e il volume di vendite di “sopravvivenza” dell’attività come abbiamo visto nel nostro articolo “Break even point: cos’è e come si calcola”.